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Philippo di Andreasii de essere stato quello che l’ha condotto a bon porto et cum tanto ordine". Il 16 febbraio Elisabetta medesima raccomandava Filippo per certa lite dei suoi fratelli: "La Ex.V. voglia per mio amore fare libera gratia ad essi fratelli, acciò chse se cognosca V.S. non havermi manco chara qua che l’havea a Mantua, et tanto più essendo questo lo primo piacere che gli ho richiesto doppo sun fora de casa. Et non se maravigli V. Ex. se uso questi termini, perchè avendo per bocha de ogniuno de esso Philippo havuto l’honore de questo pasto ch’è stato bellissimo, me pare meritarìa anche magior favore che per essere stata opera sua, la quale ritorna in laude de la Ex.V. essendo suo sescalco".</ref>, secondato dal cuoco Martino1, senza parlare del basso personale, tra cui Elisabetta ebbe lodi speciali per gli staffieri2. Nelle raccomandazioni ch’ella fa per tutti quei famigliari, grandi e piccini, si scorge la nativa bontà e gentilezza dell’animo suo3.

Elisabetta peraltro con le più vive insistenze indusse il Marchese a lasciarle il Capilupo, il quale, di dilazione in dilazione, stette in Urbino sino al dicembre<ref>Prima Francesco gli concesse di starvi sino a Pasqua, ma il 9 aprile Elisabetta scriveva di sua mano al fratello: "Benedetto Codelupo

  1. Anche per esso Elisabetta ha parole d’encomio, in una lettera del 19 febbraio.
  2. Il 14 febbraio Elisabetta dice che senza quelli staffieri non sarebbe forse giunta salva ad Urbino "per le pessime vie che havemo ritrovate et fiumane periculose, che qualche volta me hanno portata mi e lo cavallo".
  3. In lettera autografa del 28 febbraio Elisabetta dice che ebbe "gran dispiacere quando se partì m. Jovano, parendomi in tuto abandonata da li mei". Desiderava vivamente la visita promessa dal Marchese, come già s’è veduto nella lettera riferita del 19 febbraio. La salute della Duchessa, sin d’allora assai malferma, contribuiva a darle malinconia e forse nostalgia. L’aria fine di Urbino non le si confaceva punto, mentre meglio le conferiva quella più bassa di Fossombrone. Di là il Capilupo scriveva il 26 novembre ’88: "Ma Duchessa doppo che l’è qua a Fossombruno è assai ben refatta, per comportarli meglio questo acre che è più temperato".