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El martedì venessemo ad Ravenna con non troppo cativo tempo, et per honorare più Ma vostra sorella lo illmo Sr Octaviano et io fussemo allogiati in la corte del Podestà, che strapioveva tutta; et io lo seppi, perchè la notte non trovai loco sutto in letto, ma a dire il vero la cortesia de le spese che havessemo satisfece a lo manchamento de li allogiamenti, che per gratia de quello Podestà non havessemo suventione pur de uno pignolo et ce ne sono tanti1.

    allogiati in corte, lo Ill. m. Zohanne in casa de m. Julio Tassoni, li altri zentilhomini et zentildonne in le case di zentilhomini, che tutti sono stati honorevolmente cum satisfactione comune, excepto che ad me misera stata senza comperatione più grata la presentia de V. Ex. et de li nostri Mons. fratello et Ma sorella, da li quali quando me vedo separata niuna cosa me dà piacere, perchè la compagnia sua sopra tutte l’altre me dava consolatione. Sforzaromi tollerare questa partita cum manco affanno poterò, fin che la S.V. venghi a vedermi come me ha promesso, presto; che se non fusse questa speranza non me poteria acquietare, et cussì la prego voglia satisfare al comune desiderio. Questa mattina nanti partessi, andai a visitare a la camera sua in castello la Ill.ma Ma Duchessa, che non era anchora compita de vestire. La S.Sria insieme cum le Ill. figliole me accompagnò in corte a la carretta et lo Ill.mo S.Duca fino al bucintoro nel quale montassimo circa le 17 hore. A le 24 giongessimo in Arzenta, dove fossimo anche allogiati et tractati honorevolmente. Damattina partiremo a bonhora per essere de dì a Ravenna, non sciò mo’ se haveremo meglior zornata de hozi che sempre è vevato forte. Altro non me accade digno de aviso, se non che per chiarir V.S. perchè fui crisemata heri. Dico che avendo questi dì inteso el Sr Octaviano che non era cresimata, a certo proposito S.Sria lo disse a l’Illustr.mo S.Duca, a li quali parse poi ritrovandose lì el Patriarcha che ’l se dovesse fare per più honore et esser meglio che aspectare ad Urbino, essendoci anche li gudazi honorevoli. Raccomandome a la Ex. V. Argente, III febr. 1488.

    Soror
    ELISABETH DUCISSA URBINI.

    Rispetto a questa lettera stimiamo soltanto utile avvertire che gudazi è voce dialettale per compari (della cresima). Nella marchesana, figliuola della duchessa di Ferrara, che insieme con la madre festeggia la novella sposa, tutti riconosciamo Isabella d’Este, che fin dal 1480 era fidanzata a Francesco. Essa allora non aveva ancora compiuto 14 anni. Se non la prima, fu quella una delle prime volte che Elisabetta ed Isabella, le due protagoniste della nostra esposizione storica, si videro e si parlarono.

  1. Lo stesso dice Elisabetta, nella sua lettera al fratello, da Ravenna, 5 febbraio. E aggiunge questo arguto particolare: "La Ex. V. scià che la me ha dicto più volte che cascaria da cavallo ad Urbino: per obedirla ho anticipato el tempo, che hozi essendo montata a cavallo per venire da la nave a casa, cominciò a trarre de calci et levarsi de nanti, che me fu forza saltare da cavallo, sì che senza lesione alcuna ho adimpito la prophetia de V.S."