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Mca consorte sua [Emilia]. La matina seguente partessimo, audita missa, a le XIII hore, ma per havere anchora rafforzato le forze sue l’empio nimico del viagio nostro non potessemo giongere a Ferrara quello zorno nè la notte et ne fu forza buttare l’anchora a Vigarano et dormire in bucintoro, Ma Duchessa con tutte le zentildonne in lo corpo d’esso et lo ill.mo S.Octaviano, el castellano, mi et alcuni altri in la cameretta, dove vestiti facessimo penitentia de peccati nostri et per magiore contritione cenassimo solamente pane et formazo: ma de questo disconzo non se possemo dolere de alcuno, perchè uno saputo nocchiere ferrarese mandatone incontro per lo illmo Sr Duca con la ganzara se offeriva condurne a salvamento et con parlare alegro dicea a lo Sr Octaviano: messer bello, non dubitate che ve condurò liberamente, et se fustive ben in l’acqua fin a la gola, senza vostro pericolo ve reduria in porto securo; et con alcuni saltetti per el bucintoro facea festa d’esserse ben refficiato a una osteria lì appresso, mentre che ’l ne aspettava. Non volessemo con la fatica del navigare per quella notte privarlo de tanta allegreza et differissimo sino la matina a vedere la prodenza sua che fu grande perchè ce mise a le XV hore a Ferara .... 1

  1. Tralasciamo il ricevimento di Ferrara e la cresima di Elisabetta colà, perchè su questo punto meglio ci soccorre una lettera che il Capilupo stesso, infaticabile, scrisse al Marchese in nome di Elisabetta:
    Ill.mo S. mio fratello,


    Havessimo el sabato el vento tanto contrario che non potessimo giongere a Ferrara ma restassemo per quella nocte in bucintoro sopra ad Vigarano un milio. Heri mattina giongessimo a le 15 hore cum la ganzara che ce havea mandato la nocte lo ill.mo S. Duca incontro et trovassimo al porto Sua Ex. che arrivava alhora, la quale accompagnò in corte lo Ill. S.Octaviano et io a le camere nostre che furono quelle in capo de la sala grande, apparate solennemente et cum granmo ordine, che più non se ne potria dire. El dreto disnare andai io a la camera de l’Ill.mo S. Duca, dove stati un poco tornassimo de compagnia verso al logiamento mio et incontrassimo in sala la Ill.ma Ma Duchessa cum la Illma Ma Marchesana et tutti li altri ill. figlioli, che veniva per trovarci: factoli la debita reverentia et raccomendatione andassimo in la capella de sotto dove publicamente per satisfare al parere de li Ill.mi S. Duca et S.r Octaviano fui crisemata per mano del R.mo Patriarcha Aquiliensis vescovo de Ferrara et fratello de Sto Pietro ad vincula: li Ill.mi S. Duca et Madama me tennero. Ritornassimo poi in sala dovo tutto el dì fin a sei hore de nocte se fece festa e lo Ill.mo S. Duca fece cavaller un zentilhomo catellano et non c’è mancato cosa alcuna per farci quelle dimonstratione de amore et honore che sia possibile pensare. A le 24 hore fu portata la colletione de zucharo laborato in cità, castelli, nave, animali, ucelli et diverse cose che fu bellissimo vedere. Come ho dicto lo Ill. S.r Octaviano et io fossimo