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Chi non rammenta la eletta, e arguta, e vivace comitiva del Cortegiano? In quella serie impareggiabile di dialoghi, che si fingono tenuti alla Corte d’Urbino nella primavera del 1507, ci compaiono d’innanzi a discutere piacevolmente gentiluomini illustri per nascita e per azioni, quali Ottaviano Fregoso e Federico suo fratello, nati da una sorella del duca Guidobaldo, Cesare Gonzaga, Gaspare Pallavicino, Ludovico Pio; destri diplomatici come Ludovico di Canossa; grandi signori come il magnifico Giuliano de’ Medici, che vi espone le virtù necessarie alla donna di palazzo; poeti e uomini di lettere come il Calmeta, l’Unico Aretino, Bernardo Dovizi, che vi tratta delle facezie e delle burle, Pietro Bembo, che vi svolge la teoria dell’amore; artisti come Gian Cristoforo Romano; ed altri ed altri, che direttamente figurano o s’intravvedono, fra cui non manca neppure il buffone di corte frà Serafino. In quella nobile gara di "formar con parole un perfetto cortegiano" quando, per necessità de’ tempi, presso le Corti solevansi svolgere le più elette qualità dello spirito, venne a porgere il conte Baldassarre Castiglione quasi un ritratto di sè medesimo,