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queste gioie materne erano un po’ oscurate dal dispetto della Marchesa per l’altra femmina che in quell’anno mise alla luce1. Nuove tristezze portava l’impresa napoletana, per essersi malato gravemente di febbre il marito. Appena potè, egli si accinse al ritorno, e Isabella gli andò incontro ad Ancona2. Il giorno prima, presso Fano, si trovò con la Duchessa d’Urbino e col conte Ottaviano3.

Nè mancò in quell’anno sciagurato qualche altro rapporto fra le due Corti. Da Mantova venne raccomandato nella primavera del 1496, ai Duchi d’Urbino, quel conte Ludovico Canossa che, accettato alla Corte dei Montefeltro4, figura tra i personaggi principali nel dialogo del Cortegiano, e che in seguito doveva essere chiamato ad alte cariche ecclesiastiche e diplomatiche<ref>Vescovo di Bayeux e di Tricarico, nuncio papale in Francia, conservò amicizia costante pel Castiglione, come risulta dall’epistolario di quest’ultimo. Vedi specialmente G. ORTI-MANARA, Intorno alla vita e alle gesta del conte Ludovico Canossa, Verona, 1846. Cfr. anche RENIER, Notizia di lett. ined. del conte Bald. Castiglione, Torino, 1889, per nozze Solerti-Saggini, p. 17. Noi abbiamo una curiosa lettera del Canossa a Isabella, in data di Roma, 7 giugno 1505, che

  1. Relaz. con gli Sforza, pp. 119-120. Ne toccammo anche poc’anzi. Notìficoli, scrive il 25 luglio al Marchese il Capilupo, como la parturitte ne la camera sua, dove parturitte anche l’altra volta, et fu la cosa tanto presta, che poche donne gli potero intervenire... La non ha voluto fare metter fora la cuna bella nè alcuno de li altri apparamenti, per reservarli, credo, ad uno maschio.
  2. Relaz. con gli Sforza, p. 120.
  3. Lett. 6 ott. ’96, nel L. VI del copialettere.
  4. Lettere di accettazione di Guidubaldo e di Elisabetta del 17 aprile e 19 maggio 1496.