Pagina:Luzio-Renier - Mantova e Urbino, Roux, 1903.djvu/106

portava un affetto pienamente ricambiato1, ma le tristi vicende dei tempi per cui il marito dell’una combatteva appunto contro il marito dell’altra, dovevano rendere in quel momento penosa la loro relazione2. Maggiore distrazione doveva darle la bambina Leonora3, ma anche

  1. Chiara era la maggiore tra le figlie di Federico Gonzaga, nata, come notammo, nel 1464. Nel gennaio 1481 andò sposa a Gilberto di Borbone, duca di Montpensier, e nel corteggio che la accompagnava in Francia erano il conte Cristoforo e Luisa Castiglione, i genitori di Baldassarre (A. BEFFA NEGRINI, Elogi historici di alcuni personaggi della famiglia Castigliona, Mantova, 1606, p. 350). Intorno alle bizzarre pratiche astrologiche osservate per quel matrimonio, vedasi una lettera dell’astrologo Giovanni de’ Cattani, pubblicata da F. GABOTTO, B. Manfredi, pp. 31-32. Da quel connubio nacquero sei figli, tre maschi e tre femmine, di cui il più famoso è Carlo, connestabile di Borbone (MAS LATRIE, Trèsor de chronologie, Paris, 1889, col. 1647). Pei rapporti di Chiara col fratello Marchese vedansi le lettere pubblicate dal FERRATO nelle cit. Lett. ined. di donne mantovane. Per la simpatia che la legava ad Isabella vedi le nostre Relaz. con gli Sforza, p. 132, n. 2. Nella lettera di Chiara ivi menzionata (Lione, 13 maggio ’97) la Montpensier si firma «Quella che non piglia spiacer de vedire niente poy che priva sono di vedire V.S.».
  2. E’ noto come le garbatezze che il Marchese usò a Gilberto, quando egli infermò, fossero uno dei capi d’accusa per cui cadde in disgrazia dei Veneziani (vedi Relaz. con gli Sforza, p. 132). Gilberto morì a Pozzuoli nel ’96. Due anni dopo, il medico di Chiara pensò di rimaritarla col Moro, rimasto vedovo anch’esso e che aveva gran deferenza per lei (cfr. PÉLISSIER, Les amies de Lud. Sforza, Paris, 1891, pp. 13-15; estr. dalla Revue historique). Chiara spirò il 2 giugno 1503. Vedi nel L.XVI del copialettere d’Isabella la lett. 12 giugno di condoglianza al Marchese. Il 17 giugno Elisabetta si lamentava da Venezia che la fortuna, non sazia d’averle tolto lo Stato, «me habbi incomenzato a privar del sangue mio e de tanta sorella, la quale la haveva in loco de madre» (autografa).
  3. Cresceva piena di vezzi, ed il Marchese lontano l’aveva sempre nel cuore. Il 18 ottobre Antimaco gli scriveva: «Mna Leonora ... se racomanda a la Celsne. V. che li voglia far havere una bella putina vestita de seta da potersela tener apresso in lecto, perchè quella che l’ha adesso è tutta strazolenta». La graziosa letterina che Isabella finse scritta nel 1495 al babbo dalla filia adhuc lactans fu da noi riferita nel citato articolo su Francesco Gonzaga a Fornovo, p. 43.