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riducesse, della musica. Lo si ricava da quanto modestamente egli scriveva da Gonzaga il 24 maggio ’94 alla Marchesa: «Ho inteso per m. Zohanfrancesco quanto ha desiderio la S.V. havere canti novi, e esso Pallazo me domandò uno strambotino de Marchetto, facto poci di a Mantua. Benchè a noi non para troppo solenne, como sia el mando volontiera a la Ex.V. e insieme con quello una calata che se canta forte asai a Roma, e anchora noi l’inpiastramo un pocho; perchè so che la S.V. la farà parere bona, la mando, benchè io l’abia tolta e notata per udirla dire, e poi li ho gionto quelle consonante; ma el contralto l’à facto uno che havemo qui». Che sia da identificarsi col Bernardino musico, a contemplazione del quale il Bellincioni compose una barzelletta (Rime, ed. Fanfani, II, 205), può darsi, ma non osiamo asserire. Egli non è da confondersi col Bernardino Piffero, alla cui fama certo giovò, molto più che il merito suo, l’aver dato la luce ad un musicista celebre, il Tromboncino. Vedi CANAL, Musica in Mantova, Venezia, 1881, p. 12. L’ultimo giorno del 1495 il duca Guidubaldo raccomanda ai Gonzaga Mr Pietro Spagnolo, «actegiatore del figliolo del Re di Spagna»</ref>
Il 9 novembre del 1495 Isabella attendeva a Mantova la Duchessa ed insieme il marito, e la sorella di lui, Chiara di Montpensier. Vennero infatti tutti tre; Francesco Gonzaga, glorioso per la guerra mossa al Re di Francia e per ricupero di Novara. Ma stettero uniti ben poco, chè prima del 20 febbraio 1496 Elisabetta ripartiva alla volta dei suoi Stati1, e Francesco erasi già recato nel Regno di Napoli ad un’impresa «periculosa e difficile», come la Marchesa scriveva alla cognata, lamentandosi per quelli abbandoni. A svagarsi alquanto essa invitava a venirla a trovare da Ferrara i buffoni Galasso e Frittella2. E’ ben vero che le rimaneva vicina l’altra cognata Chiara, alla quale