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Come di cosa intesa ne scriveva Isabella all’Ubaldini da Bologna, il 1° maggio 1494:«Mando qui inclusa a la S.V. la natività mia, a ciò che la possi far fare el judicio, come me ha promesso». Ma per essere l’astrologo (un tal m. Jacomo) malato d’occhi, il conte non potè servirla come desiderava; solo le fece intendere che sia possibile «del currere cavalli». Rispose la Marchesa con la seguente lettera caratteristica, che figura nel copialettere:
Ill.mo. Ho inteso per la lettera de V.S. la causa che ha differito el iuditio mio, ma ho inteso et per essa lettera et per quella che l’ha scripto s Benedicto Capilupo el particulare periocolo ch’io porto de’ cavalli. Ringratione summamente V.S., la quale non me poteria havere facto cosa più grata, sì per rispecto mio, como per l’amore che vedo mi porta V.S., et lo ricordo suo serrà presso a me di tale auctorità, che ho deliberato non far più correre cavalli come soleva. Haverò ben caro che la S.V. me voglia fare chiarire in qual tempo de la età mia porto più periculo, et, se possibile è, vedere se ’l cavallo ha signo alcuno o de che pelo el sia, perchè ho già inteso da altri che anche de questo particulare si pò havere noticia in astrologia; et quanto più presto me ne avisarà tanto più li serrò obligata, non si scordando perhò de fare compire tutto el juditio mio. Nè li rincresserà raccomandarmi alli Ill. Sri Ducha et Duchessa, et a la S.V. me offero et raccomando.
Capriane, XVIII julij 14941.
- ↑ I giudizi personali riguardavano quasi sempre abitudini da lasciare o pericoli da schivare, e s’intende come il farli non dovesse costare grande fatica. Così p. es. Antonio da Camera, che dimorò anche in Mantova parecchio tempo, scrivendo un giudizio a Francesco Sforza, gli raccomanda il 27 febbraio 1452 di guardarsi specialmente dal veleno (p.10), e più specificatamente il 14 giugno 1457 «maxime per mano di femmina». Documen. milanesi pubblicati dal GABOTTO, Nuove ricerche, p. 10 e 12.