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Ma pure in quest’armonica danza d’immagini vestite di nugolette d’oro e d’ambre impalpabili, non v’è solo una folleggiante ridda di fantasmi bizzarri; il lirico movimento dell’ode non nasce solo da un’inconsapevole e irriflessiva concitazione dell’estro, no. V’è un pensiero, che balza fuori improvviso da impensate profondità mentali, quasi ripercotendo la voce dell’eterno Spirito, che dal sommo de’ cieli echeggia nelle viscere dell’abisso. Il poeta che sognava immortali abitacoli in grembo alle stelle, all’acque, ai venti, cogliendo nell’oblio della terra una sovrumana gioia d’amore, trapassa di repente dall’inebriata canzone al sospiro pensoso d’una solenne tristezza antica. Egli medita col savio:

La scïenza è dolore,
La speranza è ruina,
La gloria è roseo nugolo,
La bellezza è divina ombra d’un fiore.

     Così la vita è un forte
Licor ch’ebbri ci rende;
Un sonno alto è la morte;
E il mondo un gran Fantasima
Che danza con la Sorte e il fine attende.

La filosofia pessimista, che dall’India sacra scende pei secoli ad amareggiare perennemente il pensiero dell’umanità, non potrebbe trovare espressione più austera in più concettosa e scultoria armonia di verso. E quanti nelle liriche del Prati non ne incontriamo di questi impensati subitanei trapassi, onde l’idea dalle vaporose chimere folleggianti pe’ ceruli laghi del sogno, può trasvolar d’un attimo alle eccelse vette della sapienza, e assumere la forma di prismatica densità dell’aforismo filosofico!