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davvero! magica ricreazione di panteismo ellenico, dove tutte le musiche, tutti i profumi e i sospiri di primavera, il chiaror delle notti lunari e la carezza degli zeffiri, le iridescenze della farfalla e gli sfolgorii de’ rubini e degli smeraldi, si mescono in una fantasmagoria di sogno, ventilata da’ molli fiati dell’aura melica.

     Infatti, io sento l’onde
Cantar di là dal mare,
Odo stormir le fronde
Di là dal bosco: e un transito
D’anime vagabonde il ciel mi pare.

     Da un calamo di veccia
Qua un satirin germoglia,
Da un pruno, a mo’ di freccia,
Là sbalza un’amadriade:
È in parto ogni corteccia ed ogni foglia.

     Lampane grazïose
Giran la verde stanza:
E, strani amanti e spose,
I gnomi e le mandragore
Coi gigli e con le rose escono in danza....

     Oh fata bianca, come
Un nevicato ramo,
Dagli occhi e dalle chiome
Più bruni della tenebra,
E dal soave nome in ch’io’ ti chiamo....

     So che, d’amor rapita,
In un perpetuo ballo
Mi puoi mutar la vita,
O su fra gli astri, o in nitide
Case di margherita e di corallo.