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fuoco immortale che sublimò la seconda. Non già che la vita reale mi sembrasse da trascurarsi. Ma il poeta che noi oggi onoriamo, presenta come uomo e come artista, come figlio della terra e come figlio del cielo, una personalità troppo complessa, e varia in sè stessa, e anco discorde, perchè possiamo con un rapido sguardo abbracciarla intera, e dirò pure, giusta il vero ammirarla. E noi non andremo già a veder brillare il diamante colà dove lo incrostano tuttora le rocce. La figura del poeta ha diversi atteggiamenti, diverse fisonomie. Ciascuna è interessante, ciascuna merita uno studio particolare. Ad altri il proseguire questo studio e compierlo; io lo comincerò, scegliendone ad argomento quegli aspetti affatto caratteristici, che del poeta rivelano propriamente l’originalità, dai quali traluce quasi il nucleo della sua mentale forza irradiatrice, in quanto ha di tutto proprio e incomunicabile, unico e portentoso: le facoltà poetiche.

E perchè questa sintesi psicologica dell’artista riuscisse al possibile intera e compiuta, volli che qualche analisi storica me ne porgesse gli elementi, osservando in primo luogo il Prati in quanto appartiene alla letteratura e alla storia della nazione; in secondo luogo osservandolo nel suo tipo regionale, in quanto egli è figlio della nostra terra, e nel suo genio s’incentrano, quasi raggi nell’astro, i caratteri che la natura stampò, e che la legge atavica costantemente ribadisce, nella fibra tenace e gagliarda della gente trentina.

Giovanni Prati, scrisse il Carducci, fu «il rappresentante vero dell’ultima trasformazione del romanticismo».