Oblìo pe’l cruccio che rode, pe’i morbi
salute il monte vi dona. Gli piace
l’orma de l’uomo se i suoi non intorbi
12dominii di pace.
Però che molto ei sofferse. Già corse
età di lotte oltre i secoli. I ghiacci
dente a le rupi implacabile e morse
16fur d’orridi abbracci.
Invan l’atleta gloriò in sua saldezza.
Per l’ime vene arse un palpito ignito;
tremò: e lo schianto del cor che si spezza
20conobbe il granito.
Le mostruose ire prime l’indomo
visse del mondo che null’occhio esplora:
quelle che occulte nel senso de l’uomo
24assonnano ancora.