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180 | poemetti guerreschi |
gravata di torpore non s’accoscia.
O tu, che trascinavi ’l tuo fardello
108nel deserto, senz’odio e senz’angoscia,
in ginocchio al destin, come ’l cammello
al vento, e surto a i tradimenti, quali
111contro il Numida fean cauto Metello,
barbarie esausta d’energie vitali,
in che trapassa come belva stanca
114la razza de gli schiavi e de’ corsali,
se a l’enorme viltà la sferza manca,
flagel sia ’l ferro e ’l fuoco, e la tempesta
117fulmini ’l raggio che la notte imbianca.