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Alla madre del poeta 147


Chi potè dire: il verno arido abbrevio
e la tristizia e la stoltezza? l’onta
45del gioire il deforme, o ciechi, allevio?

Sol quei che il mondo più di luce impronta,
titanio efebo da le molte vite,
48e con la morte vincitor s’affronta.

O anime nel tedio svigorite,
o petti senz’amore e senza ira,
51o rede di Belacqua, aprite aprite

le mute chiostre all’Unico che attira
i raccesi disii con la sua foga
54ne l’alto sempre, pur quando delira.