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Gaspara Stampa. 79

essere più forte del primo. Ma, ahimè, povera Gaspara! come amò lei, non si ama che una volta sola, con quella forza, con quella foga impetuosa, con quell’onda tutto travolgente!

Questo secondo amore non è che un pallido riflesso del primo; è un’illusione della sua fantasia, un mobile e lucido fantasma creato dalla imaginazione, ma non avvivato nè dal cuore nè dal senso. L’anima sua oziosa, cui non davan pascolo bastante nè le esaltazioni religiose nè le glorie poetiche, si sforzò a foggiarsi un nuovo obbietto, da contemplare e da adorare.

Ma come sono fredde le espressioni con le quali accenna, prima la possibilità, poi la certezza di amare ancora! come sbiadita la figurazione ch’ella ci dà del suo nuovo innamorato! Che differenza tra i sonetti che dedica a lui, e quelli che furono per il conte Collaltino! Questi aveva vita, riso, imperio, bellezza; quello nuovo non è che un fantoccio inanimato.

Povera Anassilla! ella si affanna a ricercare le parole e le rime, che diranno il suo nuovo fuoco, più vivo e maggiore dell’ardore estinto; il qual risorge dalle ceneri come la fenice arsa; e a lodare le molte virtù di questo secondo innamorato, che è sì perfetto, pieno di grazie, di cortesia e di beltà.... Come riesce artificiosa e stentata! come è penoso questo sforzo della povera anima! Ella non ama più, no; e non sarebbe possibile amar come prima.

Se non fosse morta, consunta da quel foco