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Gaspara Stampa. 55

dir Gaspara con quelle parole: che più sperai esser vicina al porto? Quale poteva essere questa speranza? In qualche promessa di lui di sposarla forse? È possibile. Ma nell’ultima terzina il consiglio: prendete amanti nobili, ha da esser preso sul serio? o non racchiude esso una profonda ironia? Non lo so, ma sono tentata di crederlo.

Intanto l’ingrato e oblioso amante lontano non scrive. La povera giovane gli manda la raccolta dei suoi versi, con una commovente lettera dedicatoria, piena di umile passione. Nulla ella vuole in compenso, se non un solo sospiro di lui; e piuttosto di consolarsi con un altro amore, ella preferisce morire per lui. Chi non s’intenerisce leggendo il sonetto, che accompagna quelle sue rime dolenti?

Deh, se vi fu giammai dolce e soave
la vostra fedelissima Anassilla,
mentre serrata sì che nullo aprilla,
teneste del suo cor, Conte, la chiave;

leggendo in queste carte il lungo e grave
pianto, a che Amor per voi, lasso, sortilla,
mostrare almen di pietà una scintilla,
in premio di sua fè non vi sia grave.

Ma Collaltino, tutto intento in Francia a faccende di guerra e di galanteria, non si cura punto di risponderle, onde Gaspara torna a disperare, a lamentarsi. Ella affida alle aure la sua pena infinita; esse la portino al suo signore