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Gaspara Stampa. 29

divine delle arti, la raffinata educazione femminile, tutto concorreva a un solo scopo: moltiplicare gli strumenti del piacere.

Il senso morale è confuso o scomparso. È bene tutto quello che si gode; tutto è permesso, fuorchè parlare della Repubblica. I privati costumi non vengono turbati da leggi e da ricerche importune. Ciascuno faccia quello che vuole e goda come può. Il vizio ridente e dovizioso corre i ridotti e i saloni; si parla un linguaggio elegante, ma licenzioso, anche in presenza di donne, anche di fanciulle.

Da tutto il mondo i gaudenti convengono a Venezia, come al luogo che promette maggior quantità e varietà di piaceri. Si mettono in prosa e in rima le espressioni delle idee più libertine; la musica accompagna del suo fascino le blandizie delle seduzioni.

Questo il mondo nel quale la giovinetta Gaspara fu condotta dal suo destino; ed ella si lasciò prendere dall’ebrezza generale.

Era formosa e bellissima, benchè io non abbia potuto giudicare questa bellezza altro che dal ritratto che il conte Antonio Rambaldo di Collalto fece incidere in rame da un dipinto del Quercino. Lo stesso conte Antonio Rambaldo, in un sonetto a pag. 228 della edizione Piacentini, dice ch’ella aveva crine, ciglia e occhi d’ebano. Il viso è piuttosto tondo che ovale, pieno, grassoccio, con grandissimi occhi arditi e ridenti. Una piccola bocca sensuale, un naso