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22 | Luigi di San Giusto |
erano tali, che fu denunziata come maga alla Santa Inquisizione! E magìa fu la sua veramente, ma non le servì a rifarle una salute e una giovinezza troppo presto sciupate in una vita folle; ella morì povera, a quarantacinque anni; povera e dimenticata, colei ch’era stata l’amica di principi e di re!
Dalla cortigiana alla sovrana; non è che un passo, in questo secolo fatto d’oro e di fango. Veramente una piccola sovrana, d’un piccolo Stato; ma grande la fecero apparire le smisurate lodi offerte al suo minuscolo trono.
Veronica Gàmbara (ella ebbe lo stesso nome della etèra veneziana), incarna in sè il tipo più squisito della gentildonna del Cinquecento. A Correggio, dove ella era donna e signora, dopo la morte del marito, il principe Gilberto, ella seppe crearsi una vita di lusso, di bellezza, ravvivata tutta dalle sue gioie materne. Il suo Casino, a Correggio, era una meraviglia d’arte e di buon gusto. Per lei Antonio Allegri dipinse le sue più belle madonne; gli arazzi del celebre Rinaldo Duro ornarono le sue stanze, che risuonavano di lieti e onesti ragionamenti, di canti, di poesia. Tutto intorno a lei era eleganza e squisitezza; la sua piccola reggia accoglieva il fiore della nobiltà dei natali e dell’ingegno; il marchese di Mantova, l’Ariosto, il Bembo, il Molza e due volte Carlo V convennero intorno a lei. Ed erano suoi corrispondenti Leone X e Francesco I!