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Gaspara Stampa. | 21 |
Ma pochi anni dopo, nel 1542, quando il cattolicismo minacciato corse alle difese, e gli amici di donna Vittoria ripararono nella libera Germania, per sfuggire ai paterni ammonimenti del Santo Uffizio, la poetessa rientrando pienamente nel grembo della Chiesa, rinunciò per sempre a ogni disquisizione religiosa, accettando la fede nella sua integrità.
Vicino a questa casta figura di matrona, quella di un’altra pericolosa sirena: Veronica Franco. Nata a Venezia, da onesta e agiata famiglia, sposata giovanissima al medico Panizza, fu solo la sfrenata vanità e la leggerezza dell’animo, che la condussero al peccato. Era bella e intelligente, ebbe adoratori a schiere; la sua casa fu il convegno dei più eletti uomini di Venezia.
Ben presto ella perdette ogni ritegno, e non si vergognò punto dell’esser suo. Venezia la considerava come una delle sue glorie! Esserle presentati era l’ambizione di tutti i giovani poeti e gentiluomini; era come un battesimo di notorietà.
Lo stesso re di Francia, Enrico III, quando venne a Venezia, andò a visitarla, e Veronica ne lo ringraziò in due sonetti. Il suo volume di versi ella lo dedicò al duca di Mantova; uno di lettere lo dedicò al cardinale Luigi d’Este. E re, duca e cardinale erano orgogliosi dell’offerta della cortigiana!
La sua bellezza e la sua arte di seduzione