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82 | l'argentina e gli italiani |
bunali, si precipitano dove c'è qualche cosa da mangiare, e fra onorarî, percentuali, prebende e propine finiscono ogni cosa, dividendosela con un accordo che somiglia ad una complicità legale. Anche ammettendo l'onestà più scrupolosa nei giudici, è naturale che con una giustizia così organizzata, la rettitudine commerciale non sia nè protetta, nè incoraggiata.
Nelle successioni testamentarie di stranieri avvengono cose infami protette dalla legge. Gli «uccelli neri» non lasciano talvolta una bricciola dei patrimonî raggranellati qui con stenti e lasciati morendo ai parenti lontani. Essi mandano le pratiche a lungo per degli anni, se l'eredità è grossa, per dei mesi se è piccola, fino a che a furia di spese giudiziarie, di emolumenti, di stipendî per curatele quasi tutto è divorato.
Non parliamo dei tranelli nelle compre-vendite, per cui un contadino, supponiamo, che compra un pezzo di terra può trovarsi di non esserne il padrone: non parliamo delle gherminelle dei contratti e di tante altre truffe semi-legali che la Giustizia contempla indifferente.
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Tronchiamo questa esposizione di brutture, le quali nulla aggiungono e nulla tolgono al triste quadro della Giustizia argentina.
Di tutti i mali che affliggono quella Repubblica — alla quale tanta fortuna invece potrebbe sorridere — la cattiva Giustizia è il più grave per i nostri connazionali, perchè è quello le cui conseguenze dolorose li colpiscono direttamente e immediatamente.