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del denaro e degl'interessi personali, assicura troppe volte l'impunità al «figlio del paese» — che può disporre di queste forze — e concorre così a mantenere la massa straniera in una condizione sempre più umile di sottoposizione.

E tutto questo perchè anche la Giustizia soffre laggiù del gran male d'origine: la politica. Nasce e vive nella politica; è agitata dalle passioni della vita pubblica; strettamente legata all'ambiente; bruttata dagli stessi difetti e delle stesse colpe che è chiamata a correggere e a punire. Gli uomini che amministrano la Giustizia sono nominati a tale onore non sempre per i loro meriti personali, per il loro carattere, la loro onestà, la loro indipendenza, la loro coltura, ma perchè sono del partito al potere, oppure amici o parenti di persone d'influenza, o intriganti, o complici in trame politiche. Avviene così di trovare dei giudici che non hanno nessuno dei requisiti che la legge richiede. «A Santiago de l'Estero non un solo membro del Potere Giuridico possiede i requisiti costituzionali.» (Giornale La Prensa 3 novembre). Immaginiamo quale autorità può emanare da questi magistrati. Il peggio è che vi sono dei giudici ben altrimenti indegni del loro posto specialmente nei gradi minori della magistratura. «In certe provincie la libertà, l'onore e i beni della povera gente sono in mano di Giudici di Pace degni della galera», — scriveva la Patria degli Italiani il 7 dell'aprile passato, giustamente esasperata da alcune infamie giudiziarie commesse nella provincia di Cordoba; e aggiungeva: — «Ecco perchè nelle campagne gli stranieri vivono a disagio e le colonie si spopolano. La Giustizia di Pace in mano a malfattori volgari irrita e disamora del paese gli emigranti, che vedendosi in balìa di furfanti rivestiti di autorità fuggono, sottraendosi al peggiore dei dispotismi, quello della giustizia amministrata da farabutti.» Vi sono troppi giudici che hanno familiarità con la colpa: alcuni di essi