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62 l’argentina e gli italiani

L’appello viene fatto partito per partito. Si comincia dal partito governativo, il quale in caso di dubbia riuscita adopera tre sistemi di guerra che si potrebbero chiamare: il pacifico, il semi-pacifico e il bellicoso. Il primo è semplicissimo; si fa l’appello tanto lentamente che giunge l’ora stabilita per la chiusura prima che gli avversarî — che votano dopo — abbiano avuto il tempo di votare.

Il secondo consiste nel sollevare degli incidenti ad ogni voto avversario, domandando la prova della personalità. L’adito è aperto all’arbitrio; si fanno votare dei partitarî due o tre volte, si stabiliscono officine di falsificazioni, si fa di tutto.

Quando ciò non basta per assicurare la vittoria, entrano in campo i remingtons della polizia che circonda le urne e che sta appostata persino sui tetti delle case vicine. È il sistema bellicoso. Nelle recenti elezioni di San Juan, intorno ad un’urna sono caduti sei morti e venti feriti. Questo non ha impedito al vice-governatore di scrivere un rapporto dove diceva: «Le elezioni si sono svolte tranquillamente e in completo ordine in tutti i Comizî; solamente in Pocito...., ecc.!» Oh! una cosa da nulla!

All’inganno d’un partito risponde, naturalmente, l’inganno dell’altro, alla frode la frode, e alla violenza la violenza. Il resultato è la più mostruosa mistificazione della volontà popolare.



Su queste elezioni poggia l’oligarchia che strema le forze dell’Argentina e ne prostra le promettenti energie. Dalle elezioni nasce la piovra governativa, e viceversa: come la storia dell’uovo e della gallina. È un circolo