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l’argentina e il capitale inglese 43


panico dei depositarî. Le Compagnie ferroviarie versarono nelle Banche inglesi i loro introiti — gl’inglesi, beati loro, sono sempre uniti e d’accordo — e quei milioni non arrivarono inopportuni per fronteggiare la crisi. Il cambio giunse al 480%, e le Banche inglesi cambiarono il loro oro; quando il cambio è sceso, dopo sette anni, al 206%, le Banche inglesi hanno reintegrato, guadagnando così il 234 per cento. La loro posizione è formidabile. Le ferrovie della provincia di Buenos Aires versano settimanalmente 600,000 pesos oro, e il solo movimento di denaro delle Compagnie ferroviarie basterebbe alla vita delle Banche, senz’altro.

Ma il credito incrollabile che le Banche inglesi godono attira a centinaia di milioni di pesos i depositi privati: esse sono diventate il tramite principale dei movimenti di denaro, sono divenute il centro d’un enorme cumulo di affari bancarî.

Tutto questo non basta. Gl’inglesi sono anche i detentori della maggior parte del debito pubblico argentino, che è di trecentottanta milioni di pesos oro, vale a dire di un miliardo e novecento milioni di franchi.

Di modo che l’Inghilterra in interessi e dividendi assorbe alle finanze argentine circa quarantasei o quarantasette milioni di pesos oro all’anno — cioè duecentotrenta o duecentotrentacinque milioni di franchi — così ripartiti:

Dalle imprese ferroviarie 17 milioni e mezzo, dalle Banche 3 milioni, da varie imprese 2 milioni, dalle finanze governative per interessi del debito pubblico 24 milioni.

L’esportazione supererà quest’anno l’importazione, si calcola, di circa cinquanta milioni di pesos. È chiaro