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CONCLUDENDO SULL’ARGENTINA.1
Scrivendo le mie prime lettere dell’Argentina, non avrei creduto di dover intrattenere in seguito il lettore così a lungo sulle cose di quella Repubblica. Intendevo di tracciare rapidamente, come meglio potevo, la fisionomia di quel paese dove tanti italiani vivono, riportare semplicemente le impressioni di quello strano stato di cose osservato con occhio italiano. Ma le prime pubblicazioni assunsero un carattere per me assolutamente inaspettato: quello di rivelazioni.
Le brevi e presto spente polemiche sollevate in quel momento, dimostrarono che quanto scrivevo riusciva per molti nuovo. Ho creduto mio dovere d’offrire i più ampi particolari, di non attenermi più alla semplice esposizione delle mie osservazioni personali, ma dimostrare, con la maggiore larghezza di prove, fatti e documenti, la verità.
Scrivendo da laggiù, tutto mi potevo immaginare, fuori che di dire cose nuove per noi. Non riportavo certo delle storie segrete: chi vive e chi ha vissuto nell’Argentina le conosce bene pur troppo. Si tratta di una situazione nota a milioni di persone, della quale
- ↑ Dal Corriere della Sera del 5 settembre 1902.