Pagina:Luigi Barzini - L'Argentina vista come è.djvu/209


i coloni 199

La vendita al remate di terreni per parte di gente che non vi aveva alcun diritto prese all'epoca delle speculazioni uno sviluppo fantastico. Bastava un po' di réclame sui giornali, si stampavano piante immaginarie di terreni, divisi in lotti, e si rematava. I compratori pagavano una caparra per avere un titolo che naturalmente non valeva nulla. Con questo sistema vennero rematadi non pochi pantani della provincia di Buenos Aires — specialmente vicino alla Plata — passandoli per splendidi appezzamenti di terra. Si è rematado anche il letto del Paranà. Una Società per azioni, la «Colonizadora Popular», il cui gerente è fuggito a New York, una grande Società che possedeva persino dei piccoli vapori sul Rio della Plata e sul Paranà, vendette, senza mai sognarsi d'averne il diritto, una straordinaria quantità di terreni al nord, si può dire quasi tutto il Chaco Australe, frodando un tre milioni di pesos che, manco a dirlo, erano in gran parte italiani.

Ma anche ora che è passata la febbre dell'oro, pare che le vendite all'usanza della «Colonizadora Popular» non siano passate di moda, se si crede ad un articolo della Patria del 16 aprile, col quale s'invocano provvedimenti contro certi rematadores che mettono all'asta dei terreni, intascano la loro quota e lasciano ai compratori la soddisfazione di constatare, dopo qualche tempo, che l'asta non era regolare.

Si passano i limiti del verosimile. Una forma di frode abbastanza ripetuta è questa: un uomo influente, amico del Governo, compera un terreno nazionale da pagarsi in tempo determinato, ordinariamente dieci anni. Subito remata. La terra subisce il solito processo di rincarimento e in ultimo viene venduta ai coloni, i quali la coltivano, la fecondano del loro sudore e pagano le annualità pattuite. Ma l'amico del Governo, che ha intascato un bel capitale, dimentica di pagare la terra allo Stato. Passa il tempo stabilito e il contratto suo