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198 | l’argentina e gli italiani |
berazione, il possesso incontrastato, il principio della prosperità tanto sognata. Ma i raccolti non sono sempre buoni; vi sono le cavallette, la tormenta, la siccità che arrivano con una periodicità spaventosa ed annientano di colpo le messi di un'annata; e tutto può essere perduto, perchè se anche egli non viene scacciato dalla terra, l'accumularsi dei pagamenti e le necessità di contrarre debiti lo rendono indefinitivamente schiavo del venditore. A meno che non venga l'annata d'oro, ben rara purtroppo. «Per il colono» — scriveva nel febbraio la Patria degli Italiani — «il lavoro è un giuoco nel quale contro nove probabilità di veder completamente frustrate le fatiche d'un anno, una sola gli permette qualche benefizio; ed anche questa abbandonata al capriccio della fortuna... Una volta tanto, quando meno ci si pensa, ecco che un flagello rovina il raccolto degli Stati Uniti e della Russia, il frumento, il lino diventano rari sui mercati di consumo, l'Europa è costretta a provvedersene a qualunque prezzo, e paga i cereali a peso d'oro; allora esce finalmente dalla ruota della lotteria il numero atteso dagli agricoltori, il ricavo del raccolto paga tutte le spese e tutte le usure.»
Come si vede, la situazione dei coloni, date le condizioni di vendita, che sono generali, è ben difficile. A tutto questo si aggiungono bene spesso gli inganni e le frodi nel contratto — che la Giustizia lascia impuniti — nei lacci dei quali cadono facilmente i nostri poveri contadini, che non meritano in verità, specialmente all'estero, la loro tradizionale fama di scaltri.
Avviene spesso che il contratto di vendita risulta nullo perchè il venditore non aveva alcun diritto di proprietà sulla terra venduta. Le cause per contestazione di proprietà sono comunissime nell'Argentina, anche a causa della mancanza d'un catasto completo e regolare, che rende spesso impossibile di constatare l'autenticità d'un titolo di proprietà.