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196 l’argentina e gli italiani

Il coltivatore non ha altro sogno che quello di divenire proprietario. Sfruttare questa aspirazione legittima, ecco la base della speculazione, che è sempre proceduta e procede così: Il latifondista divide la sua proprietà in porzioni che affida, al momento opportuno, alle vendite al remate — specie di asta pubblica. Se la corrente immigratoria è forte, e se i terreni sono facilmente accessibili, egli trova subito degli speculatori delle Società di speculatori che comperano. Spesso quelle terre, magnificate da réclames veramente americane, passano da remate in remate aumentando straordinariamente il loro costo, senza che nessun lavoro abbia aumentato menomamente il loro valore. È il lavoro futuro che si va ipotecando. Finalmente, quando l’opportunità si presenta, la terra, divisa in piccoli lotti, passa ai coltivatori a condizioni disastrose.

Il prezzo è centuplicato, alle volte. Per esempio, leggo in una relazione pubblicata nel ’91, che la colonia Pilar, comperata da un agente tedesco di nome Lehman per seicento pesos boliviani, ripartita in concessioni e rivenduta, passata poi in mano dei coloni col patto di pagamenti rateali, dopo sette anni si trovò essere stata comperata per nove decimi da coloni italiani pel prezzo complessivo di cinquantamila pesos.

I coloni vengono allettati alla compera con ogni mezzo. Se i compratori non accorrono si cambia nome alla colonia in vendita; una colonia che sotto il nome spagnuolo non trovava acquirenti venne chiamata Nuova Torino, e si popolò di emigrati piemontesi, contenti di trovare almeno nel nome un dolce ricordo della Patria abbandonata. Due colonie vicine, situate in terreni paludosi, trovarono presto compratori italiani quando vennero battezzate coi nomi di Umberto e Margherita. Nei cartelli réclame di queste colonie erano disegnate due belle piazze, intorno alle quali dovevano sorgere le abitazioni. I poveri contadini recatisi sul posto trovarono che al posto delle piazze v’erano delle canadas