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parano: partono alla ricerca del lavoro per vie diverse che talvolta non s'incontrano più.

Il sogno del peone è divenire mediero, ossia affittuario di un pezzo di terra. Talvolta riesce a mettere da parte un po' di denaro, qualche centinaio di pesos, realizza il suo sogno. Le economie del peone sono il risultato di una vita miserabile, sordida, piena di sacrificî inauditi, di avvilimenti e di rinuncie spesso vergognosi. Se nella patria s'imponessero questi lavoratori una parte dei sacrificî che compiono sotto la sferza del bisogno laggiù, e se dedicassero alla loro terra soltanto un po' di quelle fatiche crudeli, alle quali li costringe la necessità in America, allora l'Italia sarebbe senza dubbio il più ricco paese del mondo.



Il mediero prende in affitto una o due concessioni (la concessione è un quadrato di 860 metri di lato). Si fabbrica con le sue mani una capanna di legno e di fango seccato a mattoni, ricoperta di una lastra di zinco o di paglia. L'abitazione di terra è tradizionale; vi sono città come Mendoza, per esempio, che sono quasi interamente costruite così. Non è raro, viaggiando per la campagna, di vedere dentro un ristretto recinto dei cavalli che corrono per tutti i versi spaventati da gridi e da colpi di frusta. Lo strano torneo dura delle ore, e non è facile capire a prima vista che quelle brave bestie con i loro nobili caracollamenti hanno il modesto ufficio d'impastare il fango per costruirne delle case.

La vita del mediero è meno incerta di quella del peone, ma non meno dura. Egli vive isolato in mezzo alla sterminata pianura. Spesso il centro di popolazione