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i figli degli italiani 183


l'unione con un acceso spirito di nazionalità, ha ben compreso questo. I suoi uomini illustri vengono rapidamente eroicizzati. Ed è giusto: poichè manca il sublime sfondo del tempo che ingigantisce le figure che vi si proiettano, è necessario mirarle attraverso la smagliante lente della retorica. Questo, dopo tutto, è sano patriottismo. In tutte le scuole, anche nelle straniere, siano pure private, il Governo argentino impone una parte del programma riguardante la storia e la lingua del paese; ed ha ragione. Ma i nostri programmi non contrappongono nulla di efficace a questa argentinizzazione.

Non si tratta già di sottrarre i figli d'italiani alla loro nuova patria; il volerlo sarebbe errore grave. Si tratta di non perderli assolutamente per la vecchia. Bisogna persuaderli che non c'è un solo grande paese al mondo, l'Argentina, ma che ve ne sono almeno due. Bisogna che essi sentano il legittimo orgoglio e la fierezza di discendere dalla nostra stirpe gloriosa.

È tutto un altro sistema d'educazione che ci vuole. L'insegnamento buono per l'Italia è falso, falsissimo per l'estero; esso trova nell'ambiente una opposizione che bisogna vincere, invece di trovarvi un aiuto, una più grande scuola di perfezionamento. Occorre ben altrimenti colpire le fantasie dei bambini, parlare alle loro piccole anime ed accenderle di entusiasmo e di fierezza. Bisognerebbe mostrar loro sempre le superbe vedute delle nostre città, dei nostri monumenti, le pitture storiche, in modo teatrale. I bimbi, come i vecchi, non credono che quello che vedono.



Sarebbe possibile alla Collettività Italiana l'istituzione di queste grandi scuole, il cui programma ideale abbiamo rapidamente tracciato?