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174 l’argentina e gli italiani


per il mondo di centinaia di migliaia di italiani all'anno, corrisponda almeno una espansione della nostra forza morale; che l'italianità non venga soffocata; che resti un culto per la grande Patria, un riconoscimento delle sue glorie antiche, fra le genti che il lavoro e la scienza italiana arricchiscono d'opere e d'idee.

Le legislazioni americane, da quella degli Stati Uniti a quelle di tutte le altre repubbliche, che ne sono più o meno una derivazione, si oppongono a che il figlio di cittadini stranieri nato sul suolo americano sfugga alla cittadinanza americana. Ed è giusto. Senza di ciò oggi l'America non sarebbe certo degli americani. La vecchia legge europea ha lottato lungamente, ma ha dovuto cedere alla necessità. Data la natura e la estensione della emigrazione nostra in America, il pretendere che i figli d'italiani nati laggiù conservassero la nazionalità dei padri compiendo i doveri di cittadinanza dal di là dell'Oceano, era assurdo. Ma non parliamo qui certo della italianità materiale; si tratta dell'anima italiana. È lei che scompare nei figli. Potranno certi retori gridare — e lo gridano — che non è vero, ma il fatto resta innegabile, inconfutabile.

Noi vediamo nell'Argentina i figli d'inglesi, ottimi cittadini argentini, ma inglesi nel sentimento, inglesi nel carattere, nella lingua; pronti a dare la vita per la nuova patria, ma con la mente e col cuore pieni della loro vecchia Britannia, palpitanti per le sue sciagure ed esultanti per le sue vittorie. Nel Chobut, da ventotto anni, viveva una floridissima e popolosa colonia di Gallesi, in parte figli dei primi pionieri e nati argentini, ma parlanti la loro aspra lingua, gelosi custodi delle loro tradizioni, fieri della loro storia. L'anno passato questi Gallesi protestarono indignati contro certi atti della Giustizia Argentina; una inchiesta ordinata dal Governo inglese riconobbe le loro ragioni, ed essi, dopo ventotto anni di residenza nell'Argentina, abbandonarono in maggioranza il paese per piantare