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I FIGLI DEGLI ITALIANI.1

È stato molte volte scritto e detto che non v'è popolo che emigrando si assimili maggiormente alle nuove genti e ai nuovi paesi dell'Italiano.

È un elogio od un rimprovero? Tutti e due; a seconda del punto di vista. Si comprende che questa qualità appaia una grande virtù agli occhi degli ospiti, una virtù che centuplica i vantaggi della emigrazione, togliendole tutti i pericoli; ma si comprende anche che agli occhi degli altri questo potere di assimiliazione sia una grande debolezza. Assimilarsi vuol dire finire d'essere italiani.

L'italianità infatti — specialmente nell'America latina, dove certe affinità di razza rendono la trasformazione più rapida e completa — non resiste sempre fino alla seconda generazione. I figli degli italiani, nella generalità dei casi, non sono più italiani. Mancandoci essi, ci manca l'avvenire.

Senza stolti ed ambiziosi sogni di espansione politica, e di dominî, noi abbiamo certamente diritto di pensare che alla nostra espansione di razza, a questo dilagare

  1. Dal Corriere della Sera dell'11 agosto 1902.