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8 | l’argentina e gli italiani |
paesi del mondo sono i forti che resistono e che trionfano
dopo lunghe lotte e fatiche: anche in America.
Ed è questo che dovrebbero capire gli allucinati che
continuano ad essere attratti laggiù dal sogno di facili
ricchezze.
Dovrebbero capire che «rassegnandosi a viver male, adattandosi a qualunque lavoro, senza debolezze, ne abbattimenti», potrebbero ben restare nella loro Italia che è pur sempre «il paese del mondo dove gli italiani possano star meglio» — senza offendere la Repubblica Argentina. Dovrebbero capire che se facessero in patria quanto la necessità fa far loro laggiù, se profondessero nel loro paese tutte le energie con le quali fanno ricchi quei lontani paesi, se i sacrifici e il lavoro bestiale ai quali li spinge, una volta emigrati, la disperazione come una sferza sanguinosa, li riserbassero per la bella terra che li ha visti nascere, se le iniziative che essi trovano quando lontani e perduti il bisogno li stringe, le avessero a casa loro, troverebbero bene in Italia la loro America, ma quella delle leggende, e più bella, e più cara.
Ma è la miseria che li spinge ad emigrare: lo dice anche la Guida dell’Emigrante Italiano alla Repubblica Argentina. Pare quasi che la giovane America ci stenda una mano caritatevole, a noi vecchi miserabili, prendendoci un po’ di braccia. Ah! la nostra miseria, noi la gridiamo. E la miseria d’America, della terra promessa? E gli scioperi argentini? E i diecimila disoccupati di Buenos Aires? E coloro che tornano da laggiù sfiniti, con la volontà spezzata? E quelli che non possono nemmeno tornare perchè non ne hanno la forza? E coloro che finiscono nell’atorrantismo, la forma più abbietta e vilipesa della povertà? Di fronte agli arrivati che conosciamo, quanti caduti, ignoti, lontani, dimenticati?
La Guida dell’Emigrante, parlando delle fortune fatte da molti lavoratori italiani nell’Argentina, dice: