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138 | l’argentina e gli italiani |
una meraviglia calma e dignitosa. Quando il bue domato entra nella sua mandria, ancora tutto fremente, col muso rigato dal sangue che cola da un corno spezzato, i compagni lo circondano premurosamente, lo annusano, lo fiancheggiano e lo seguono, quasi per fargli coraggio, per recargli il conforto delle loro simpatie e della loro solidarietà. La povera bestia si rifugia nel centro del gruppo, accompagnata da un vero corteggio.
Nessuno ha mai pensato a studiare la vita di queste grandi società bovine: il bue sembra un animale completamente noto, e non è vero. Lasciato libero forma delle tribù, ubbidisce a dei capi, segue delle leggi che noi non conosciamo; ha delle speciali manovre d’offesa e difesa contro i nemici comuni; sottomette poi tutta la sua organizzazione sociale al supremo controllo dell’uomo per ragioni misteriose.
Il cavallo è certo molto meno intelligente. Il cavallo libero ha per maggiore caratteristica la paura. È più timido di una gazzella. Non è possibile avvicinare una mandria di cavalli senza provocare ciò che qui, con un vocabolo pieno d’espressione, si chiama disparada. La disparada è una fuga frenetica. Uno spettacolo superbo.
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Quando ci siamo diretti, dopo un galoppo di qualche ora, verso la parte dell’estancia destinata all’allevamento dei cavalli, ero già prevenuto. Al nostro appressarci alla prima mandria tutti i cavalli hanno sollevato la testa nella espressione di «all’erta» con le orecchie dritte e immobili. Poi, quando siamo stati