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136 | l’argentina e gli italiani |
per selezionare i malati, per esaminare le loro condizioni, per esporli ai compratori. Ma nessuno potrà mai spiegare l’obbedienza spontanea di questi animali, che vivono nella completa libertà, al grido d’un uomo. È uno dei più curiosi spettacoli che io abbia mai veduto. I cavalli dei reggimenti accorrono ai segnali di tromba perchè sanno di ricevere la biada; un’obbedienza interessata. Ma al rodeo queste povere bestie non ricevono nulla; per accorrervi anzi lasciano la colazione a mezzo. L’abitudine spiega poco e l’istinto meno. Cosa diamine passa per la mente d’un bue quando il gaucho grida il suo ahooo!?
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Questa volta i buoi sono stati adunati per scegliere fra loro i più grassi destinati ad essere imbarcati per l’Africa Australe. I gauchos a cavallo entrano fra l’enorme mandria, e col petto della cavalcatura, addestrata a tale lavoro, spingono fuori il bue scelto, che appena libero dai compagni, spaventato dagli urti, prende la fuga. Il gaucho stringendolo col cavallo a destra o a sinistra ne regola la direzione; quando lo ha condotto lontano in un luogo prestabilito, lo abbandona. Il bue s’arresta, e si volge tranquillamente a vedere il suo persecutore che si allontana, mentre altri buoi sopraggiungono sbuffanti a riunirsi ad esso, formando a poco a poco la mandria dei grassi sfortunati.
Un grande bue fulvo si ribella. Balzato fuori dalla mandria, abbassa la testa pesante e fugge pazzamente, con la coda sollevata, muggendo, lasciandosi indietro l’uomo. — El lazo! El lazo! — gridano i gauchos