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vogliono 240 pesos in carta-moneta per ogni 100 in oro), a 238, poi a 241 e infine a 246 tutto in uno stesso giorno. Immaginate quali liquidazioni! Questo giuoco si basa sulla politica. Durante la questione col Cile si sono visti dei gelosi segreti diplomatici immediatamente propalati e discussi sui giornali provocando rialzi dell’oro di molti punti. Quando un giornale pubblicava un bollettino speciale troppo allarmante, bastava fare alla Borsa un’inchiesta dissimulata per sapere che il direttore di quel giornale aveva comperato in quel giorno, per mezzo dei suoi agenti, quaranta o cinquantamila pesos d’oro. Ricordo che quando venne ritirato il ministro plenipotenziario Portela da Santiago, io, con un certo orgoglio di pubblicista bene informato, osservai ad un signore mio conoscente, il quale gode relazioni politiche, che sapevo la notizia dal giorno prima; ed egli mi rispose sorridendo:

— E io ero prevenuto quattro giorni fa!

— Impossibile!

— Ecco la prova — e mi mostrò il conto del suo agente di cambio che attestava la compera di non so quante decine di migliaia di pesos d’oro fatta precisamente quattro giorni prima.

La speculazione non ha limiti. Con una politica incerta e convulsa come in generale sono sempre le politiche americane, col desiderio smodato in troppa gente di profittare delle occasioni per il proprio interesse, e con l’aggravante d’una crisi che ha molto assottigliato l’adipe della nazione rendendola più vivamente sensibile alle variazioni economiche di qualsiasi genere, l’influenza della speculazione di Borsa così esercitata è veramente disastrosa. Si sa bene, pur troppo, che in tutte le Borse si specula, come del resto in tutti gli ippodromi si giuoca; ma sono la natura e l’estensione del giuoco e della speculazione che qui rendono il male spaventoso. Rovinati dai cambî, molti negozianti cercano di rifarsi sui cambî, giuocando e alla