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104 | l’argentina e gli italiani |
via insanguinati, e questo perchè non aveva un fazzoletto. Era sublime; ma certo quel bravo ragazzo avrebbe semplicemente domandato una salvietta al cameriere se nessuno fosse stato lì a guardarlo.
Al caffè, al restaurant, se si è in un gruppo di amici, è sempre uno che paga per tutti, per legge inviolabile. Si va al teatro in comitiva? Chi è più vicino allo sportello dei biglietti compera le poltrone, gl’ingressi, i programmi per tutti; e guai allo straniero che tenta il modesto rimborso. Il più umile impiegato della municipalità pone le mani in tasca con l’aria di un Grande di Spagna; salvo poi, tornando a casa solo, a fare i conti sotto un lampione di quanto costa la grandiosità.
Ho cominciato dall’accennare a queste minuzie perchè sono sintomatiche, e fanno già comprendere il carattere del lusso argentino. Non è il lusso d’un paese che col migliorare delle sue condizioni economiche sente aumentare i bisogni e si adatta progressivamente ad un maggiore comfort; il raffinamento della sensibilità in un popolo ha un processo molto lento, e la prosperità argentina sorse in pochi anni d’affari tumultuosi. È il lusso sterile di chi spende per spendere, per «figurare», di chi poco conosce il costo del denaro; ed è il lusso più pericoloso perchè non ha una norma fissata dal livello dell’intellettualità del popolo, la quale ha un limite, ma è invece regolato dall’ambizione e dallo snob che non hanno limiti.
La conseguenza principale — dal nostro punto di vista di stranieri cointeressati — è uno sperpero inutile d’enormi ricchezze, il quale fatalmente non può non indebolire le resistenze morali alla corruzione. Ricercando le cause dei mali argentini, per i quali tanti italiani soffrono, non possiamo tralasciare il lusso, e tutto quanto il lusso si trascina appresso, le cui conseguenze materiali e morali sono vaste e profonde.