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IL LUSSO NELL'ARGENTINA.1

Il popolo criollo, che si trova quasi estraneo alle assorbenti cure del lavoro, che ha a portata delle sue mani le facili ricchezze alimentate dalla inesauribile sorgente del lavoro straniero, che — con un’esagerazione che le teorie dell’atavismo giustificano — ha ereditato dai suoi padri spagnuoli insieme alle virtù della fierezza e dell’orgoglio anche i difetti della tendenza spendereccia, della manìa delle apparenze, dell’amore alle grandiosità — come ha ereditato dalle antiche madri aborigene la passionalità e la dolce mollezza — non poteva resistere alla piacevole malattia del lusso. «Il lusso sterile si è subitamente introdotto nei nostri costumi — ha scritto un saggio argentino —; ma la ricchezza male acquisita va lasciando dietro di sè molte rovine morali; poichè l’oro è come l’acqua d’un fiume, che desola e rovina se inonda subitamente, mentre porta in ogni dove la fecondità e la vita se giunge lentamente per mille condotti.»

In trenta anni o quaranta dalla tradizionale semplicità della vita campesina si è giunti al più assurdo lusso, assurdo perchè il meno sapiente, un lusso che


  1. Dal Corriere della Sera del 12 giugno 1902.