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98 | l’argentina e gli italiani |
addentro in questioni militari — ha rivelato molti mali che bruttano l’esercito argentino. Pare persino che vi siano talvolta dei fornitori imposti «per ordine» ai colonnelli. Un colonnello che si rifiutò ad una tale obbedienza sarebbe stato punito inviando il suo reggimento a soffrire i rigori di cinque mesi d’inverno nelle regioni andine, senza equipaggiamenti e senza vestiario invernale!
L’esercito, come disgraziatamente tante altre istituzioni argentine, è stato considerato una specie di greppia, alla quale con un po’ d’influenza si poteva fare una mangiatina. E a furia d’influenze e di appoggi non è stato difficile a molti persino di ottenere le spalline. A questo si deve in grande parte se l’esercito argentino, composto d’un effettivo di 8691 uomini, ha l’onore d’essere comandato da ventisette generali (senza contare tutti i generali fuori di attività di servizio), da quattrocentoquattordici colonnelli, da duecentoquarantasei maggiori — notate la decrescenza — da centosettanta capitani, quattrocentocinquantasei tenenti e duecentosessantuno sottotenenti. Totale 1575 ufficiali in attività, fra i quali i colonnelli sono due volte e mezza più numerosi dei capitani, ed i sottotenenti quasi eguali in numero ai maggiori. Ciò significa un ufficiale per ogni cinque soldati... e mezzo.
È facile comprendere il valore di questa massa di comando. Eccettuati un quindici o venti ufficiali superiori, molti dei quali di sangue straniero, veramente colti e moderni, licenziati da scuole militari europee — e specialmente italiane — e un buon gruppo di giovani promettenti, il resto, nella buona maggioranza, sarà formato da eroi capaci di farsi ammazzare senza batter ciglio — e lo hanno qualche volta dimostrato — ma digiuni di scienza militare, e spesso anche... civile. È noto un vecchio colonnello che non sa nè leggere, nè scrivere. Firma col timbro, come Carlo Magno. L’uso della carta topografica risulta per molti antichi