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l’esercito argentino 97


che rodono la Repubblica intera. Per la politica, l’esercito non è risultato uno strumento di difesa nazionale; il nemico esterno è stato perduto di vista nella preoccupazione del nemico interno.

Nella lunga serie delle rivoluzioni l’esercito ha sempre preso parte attiva con i suoi pronunciamientos, dimenticando il suo alto ufficio, e distruggendo a colpi di cannone la sua compagine.

Per la speculazione, l’esercito, divenuto campo di sfruttamento, è costato somme favolose, restando male equipaggiato e male organizzato. Nella citata opera del Belin Sarmiento trovo questo dato ufficiale: il costo del soldato argentino era nel ’92 di 2025 pesos all’anno; le cose non sembrano molto cambiate poichè, non contando la farraggine delle spese straordinarie, il soldato argentino costa oggi sui tremilaottocento franchi all’anno, cifra enorme se si pensa che il soldato europeo costa in media meno di mille lire all’anno. Come mai?

Non è facile immaginare il saccheggio della speculazione nei bilanci della guerra. Partite di cavalli e di muli pagate effettivamente la metà meno dei prezzi che figurano pagati (un fatto simile è stato denunciato il 12 aprile da due giornali), forniture di sellerie e di armi fatte a prezzi disastrosi, somme rilevanti passate in tramitaciones per ottenere contratti di forniture, ecc. A capo dell’amministrazione del Ministero della guerra vi è un «intendente di guerra», impiegato borghese. Ora, non tutti gl’intendenti sono stati di una regolarità scrupolosa; ve ne sono stati di quelli che hanno preso percentuali di discutibile legalità sugli affari di forniture e di altro, senza misteri, ritirandosi dopo due o tre anni con delle vere fortune. (È doveroso dire che il presente intendente di guerra gode fama di uomo onesto; ma certi suoi predecessori!...).

Il giornale El Diario, qualche anno fa, con una serie di articoli — che si è saputo scritti da persona assai

L’Argentina e gli Italiani. 7