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96 | l’argentina e gli italiani |
soldati d’allora come «provenienti dallo scolo degli elementi sociali che non trova altra uscita, uomini indegni della vita civile, molti avventurieri, déclassés, indiani incapaci al lavoro e persino criminali». Si comprende in quale considerazione nell’opinione pubblica doveva esser tenuto questo esercito e in quale disdegno per il militarismo sia cresciuto il popolo argentino. Dio mi guardi dal discutere se questo sia un bene o un male; se la mancanza del fardello delle tradizioni militari — dalle quali pur sgorga quello spirito di disciplina che compagina le forze e le volontà — renda realmente più leggero un popolo sulle vie del progresso. Constato dei fatti e nulla più. I nuovi popoli, anche senza il militarismo, pare che si odiino precisamente come i vecchi.
L’anima collettiva argentina, pronta sempre agli entusiasmi, alla presunta vigilia d’una guerra, inneggia all’esercito; ma nel sentimento individuale le diffidenze, le prevenzioni e la poca simpatia persistono, e ciò forma oggi il maggiore ostacolo alla buona organizzazione della difesa nazionale. Una legge sulla coscrizione militare è ora in vigore, ma i risultati non sono certo soddisfacenti, perchè non è penetrato nello spirito di tutto il popolo — e non lo potrebbe essere — il sentimento del dovere militare, perchè sottrarsi all’obbligo di far parte dell’esercito non è sempre considerato indegno e vergognoso, perchè chi può eludere la legge troppo spesso la elude senza che senta gravarsi intorno il disprezzo del popolo, che potrebbe essere il più potente stimolo al compimento del dovere. La legge è benigna, le autorità sono clementi, la rilassatezza e l’indifferenza generale sanzionano tutto.
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Due altri mali antichi affliggono l’esercito, e sono la politica e la speculazione — i due mali del resto