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68 aspetti della lotta sull'isonzo


di Gorizia, sui declivi di Podgora e del Sabotino, si sovrappongono in ranghi paralleli trincee blindate, dalle cui feritoie minuscole scoppietta un fuoco accurato di miratori scelti.

Non era sufficiente l’asperità dei luoghi; non bastava la protezione offerta dalla terra stessa, che oppone alla invasione i castelli delle sue vette; bisognava, per mantenervisi contro di noi, moltiplicare all’infinito le resistenze impassibili della meccanica guerresca, ridurre al minimo il coefficiente del valore umano; era necessario dare il còmpito massimo della difesa all’acciaio, al cemento, all’intreccio di fili di ferro che si spande sui pendii come un’immensa tela di ragno, alle mine: combattenti che non fuggono. Per quanto buone, solide, disciplinate, agguerrite, abili, le truppe austriache non hanno mai posizioni troppo forti per il nostro soldato, quando al valore degli uomini più che all’automatismo delle cose è affidata la lotta.

Ed anche contro la muraglia di cemento, contro i reticolati a sorpresa, sulle mine, l’assalto italiano si sarebbe egualmente gettato, furibondo, eroico, se non fosse stato trattenuto. In breve tempo la linea d’attacco è arrivata fino lì, in un balenìo di baionette. Un’avanzata che sarebbe potuto costare i sacrifici di una lunga e lenta progressione, e trasformarsi forse in guerra di scavo, e avvenuta fulminea, irresistibile. Qualche reparto è così vicino alla linea blindata che l’artiglieria ha dovuto sospen-