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davanti a gorizia 55


studiata, razionale, metodica. Non abbiamo una posizione da prendere: ne abbiamo tante, incatenate su cinquecento chilometri di fronte. E per ognuna è una piccola battaglia, con le sue sorprese, le sue finte, le sue soste, le sue manovre.

Guardate una carta: l’austriaco avanti a noi è sempre più in alto. Egli tiene l’alta montagna, il nodo alpino, e noi saliamo i contrafforti, conquistando sprone per sprone, declivio per declivio, vetta per vetta. La nostra guerra è un’ascensione. Sempre più su, sempre più su. Ogni combattimento è un gradino che superiamo. Il gradino seguente domina. Il nemico fugge in altezza. Ritirandosi ci sovrasta. Ma che importa? Noi ascendiamo irresistibilmente.

Nel Carso il nostro attacco s’inerpica ora sulle prime pendici.


Il duello d’artiglierie prosegue.

I cannoni austriaci fanno delle salve serrate e poi tacciono. Forse hanno poche munizioni; forse temono di scoprirsi. Cambiano spesso il loro obbiettivo. Non fanno quasi mai un fuoco di ricerca, di assaggio, di esplorazione. Colpiscono raramente e con magri risultati, ma si vede bene che sanno sempre dove tirano e contro quale bersaglio. Non esitano. Cercano di agire a colpo sicuro. Segnali di spie? Abilità di osservatori?

Ma quando una batteria austriaca è indivi-