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50 | ai piedi del carso |
sono ancora rese audaci dai lauti compensi
pagati, e dai più lauti promessi. E in parte
anche dalla nostra magnanimità che rifugge
dalla giustizia sommaria e ci lega a procedure
fra le quali lo spionaggio scivola. Ci si era
teso ogni sorta di tranello.
Le semplici popolazioni della campagna erano state terrorizzate con i racconti della nostra ferocia, per indurle affare una difesa da siepe a siepe, e in qualche centro delle armi erano state distribuite. Le sciagure che quella povera gente da undici mesi sopporta erano addebitate all’Italia. L’Italia, questa stracciona, era responsabile della guerra europea, della leva in massa, delle requisizioni, delle contribuzioni, del pane K, della carestia. La molla più possente nell’anima campagnola, il sentimento religioso, non veniva trascurata: gl’italiani erano gli alleati del demonio, gli scomunicati, i dannati, senza fede e senza morale. I nostri soldati, miserabili e delinquenti, avrebbero profanato, rubato, massacrato.
Nelle cittadine ci ha accolto qualche volta l’entusiasmo schietto e vivo delle popolazioni liberate, e la voce del sangue ha finito per parlare anche alle genti più disperse e ignoranti della campagna. La carità, la bontà, la generosità dei soldati hanno fugato ogni prevenzione, se una prevenzione rimaneva in qualche anima oppressa dal terrore abituale della servitù.