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verso l’isonzo 31


medicazione, ma egli afferma che non ò niente ed evita i posti sanitari perchè «lo portano via». «Sono sicuro — mi dice — che riposandomi qui domani potrò rimettere la scarpa e rimontare a cavallo; così ritrovo subito la batteria.... ».

Egli si è fermato a portata di voce, per dir così, della sua batteria, e ne ascolta i colpi lontani, e li riconosce: Ecco, è lei.... — e con un sorriso soddisfatto — Come sona duro, eh?». Il profano non sente che un confuso e formidabile rimbombare di tuoni verso Gorizia.


Avanti, gli avvenimenti ci chiamano con questo rombo tempestoso. Andiamo verso l’Isonzo.

Come tutto prova l’iniquità della frontiera che abbiamo cancellato! Come ogni cosa è italiana al di là! Vi è l’impronta nostrana sulla terra, nel paesaggio, nella natura. Le vegetazioni come gli uomini gridano la loro italianità. Presso antiche ville, che hanno nomi legati alla nostra storia, vecchi cipressi muscolosi ergono la loro mole gigantesca, oscura, solenne, che sembra un’affermazione vigorosa e superba di nazionalità; si direbbero il simbolo caratteristico del nostro suolo; le coltivazioni, i parchi, i giardini, tutta questa campagna meravigliosa, prodigano forme e colori che sono unicamente della nostra patria. Viaggiando sulle regioni conquistae s’intuisce una unità più