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VERSO L’ISONZO.

19 giugno.

È per la strada maestra che questa volta mi avvicino alla guerra. Nelle regioni della frontiera — diciamo dell’antica frontiera perchè la nuova cammina — la ferrovia, tutta intenta a trasportare soldati e munizioni, lascia i viaggiatori sui binari morti. E ve li dimentica. Nelle piccole linee i treni per il pubblico ritardano in media dodici ore nei primi quaranta chilometri. Uno solo, che io sappia, è arrivato in perfetto orario: partito da Udine si è trovato a San Giorgio di Nogaro all’ora indicata. Ma era il giorno dopo. Così la strada maestra è ritornata in onore.

Da quando fu inventata la locomotiva non aveva visto più tanto traffico. Vi passa tutto il commercio della provincia, tutto il movimento dei mercati e delle fiere. Perchè non un mercato è stato sospeso, e a Treviso, a Portogruaro, a Latisana, a Oderzo, in piena zona di guerra, le piazze antiche e pittoresche si affollano al mattino di venditori e compratori venuti dalla campagna, i merciaiuoli ambulanti erigono le loro baracche, e tutto si passa come in piena pace.

Sulle magnifiche strade, che sembrano viali