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424 sulle pendici del carso


alla notte sulla vetta battuta da uragani di acciaio. Quando ripiegarono, si gettarono contro delle trincee laterali, andavano in cerca di combattimento. E arrivarono dalla vittoriosa ritirata sospingendo una massa di prigionieri. Oltre cinquemila prigionieri erano stati catturati in tre giorni, con duecento ufficiali austriaci. Alla destra ci piantavamo definitivamente sul Monte Sei Busi.

Il 27 avanzò il centro. Il 28 il nemico contrattaccò con grandi forze. Aveva ricevuto altre truppe fresche. Comparve in prima linea un reggimento di Landschutzen. Non tornò più indietro. Un altro migliaio e mezzo di uomini validi cadde nelle nostre mani. Avanzammo verso San Martino. Il 29 gli austriaci tentavano di sloggiarci con l’incendio dal Bosco Cappuccio. Delle fiamme sorsero qua e là nei roveti; furono estinte.

Continuammo ad avanzare. Tutto un primo sistema d’opere difensive era sfondato. Urtavamo sulla seconda linea, che fu attaccata dalle artiglierie. Il centro progrediva e mandava indietro centinaia e centinaia di prigionieri. Il 31 gli austriaci assalivano con vigore il Monte Sei Busi, dopo aver tentato di stornare la nostra attenzione con un’azione dimostrativa all’ala opposta. L’assalto fu fermato, e la controffensiva nostra si sferrò alla sua volta, magnifica, impetuosa, irresistibile, scompigliando, fugando, disperdendo le truppe più scelte, e quasi un