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sione angosciosa che fosse un fuoco di sterminio. Improvvisamente si svegliò un tuono più alto, più violento, più vicino: le nostre artiglierie entravano in azione. Per qualche tempo il fumo dei colpi avvolse gli stessi punti. Poi, ad un tratto, parve che gli shrapnells austriaci battessero più in là, che i cannoni nemici raccorciassero il tiro; l’uragano si allontanava, si videro i nostri colpi spostarsi subitamente, andare lontano lontano. Si comprese che facevano un fuoco d’interdizione, che chiudevano la strada ad un nemico in fuga.

L’attacco era stato dato con dense e profonde formazioni, a grandi masse. Erano arrivate impetuose quando la preparazione delle artiglierie nemiche poteva far credere di avere decimato ed estenuato la difesa. Ma una delle più belle qualità del nostro soldato è la resistenza morale al bombardamento. L’attacco si abbattè sulla prima linea in piena efficienza, duramente provata ma pronta alla lotta. La battaglia fu accanita. Le onde di assalto si formavano e si riformavano, ma l’artiglieria nostra aveva avuto una prontezza fulminea nell’intervenire in soccorso della fanteria. Il suo fuoco era di una precisione spaventosa; molti dei punti sui quali si concentrava il tiro erano in diretta visione delle batterie. Lunghi tratti del campo di battaglia si prospettavano in declivio avanti ai cannoni, che scrivevano i loro colpi come sopra una lavagna. Si poteva por-