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396 sull'isonzo e sul carso


tentato nella notte del 15 giugno. Il fuoco del nemico non permise lo sbarco delle prime avanguardie. Due notti dopo si rinnovò il tentativo, ma l’operazione dovette essere ancora sospesa. Gli austriaci vigilavano ora, e nei varchi minacciati concentravano un fuoco spaventoso di cannoni, di mitragliatrici, di fucili.

Il deflusso dell’inondazione era seguìto ansiosamente. Campi e strade emergevano a poco a poco, un nuovo terreno di attacco si scopriva con feroce lentezza. Ogni giorno perduto aumentava la forza e la preparazione del nemico. Tutta la nostra energia, tutto il nostro valore, tutta la nostra sagacia non potevano nulla contro l’ostilità insuperabile e passiva di una distesa di acque. Persisteva ancora l’allagamento in vaste zone, quando si ordinò l’avanzata contro la fronte Sagrado-Monfalcone, per accostarsi anche con l’ala destra alle pendici del Carso e investire le alture da ogni parte. Erano passati venti giorni da quella fatale piena dell’Isonzo che ci aveva fermati.

Verso la nuova linea d’investimento le truppe, protette dalle artiglierie, si lanciarono affondando nel fango. Più avanti, diguazzavano nell’acqua che arrivava loro quasi ai ginocchi. Avanzavano da ogni parte, imperterrite, sul terreno viscido. Il 21 di giugno la linea di attacco era arrivata agli argini del canale di Monfalcone. Il 23 l’aveva sorpassato e toccava la base delle alture. Fogliano era preso. Redi-