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una mirabile impresa guerresca 395


cognizione per studiare da vicino il problema del deflusso. Arrivarono carponi fino alle rovine del ponte di Sagrado, nascosti fra i cespugli e le alle erbe della riva. Una sentinella austriaca vigilava a pochi passi da loro. Si resero conto che l’apertura creata dal cannone sulla diga massiccia era insufficiente. Bisognava tentare ad ogni costo di riaprire le chiuse.


Una notte, un reparto del genio uscì dalle posizioni e scomparve nel buio. La fucileria nemica si destò poco dopo; una mitragliatrice martellava; il reparto doveva essere stato scoperto. Ma andava avanti, saliva sulla diga, strisciando, arrivava alle chiuse. Il loro macchinismo di apertura era spezzato. Le chiuse erano inchiodate. Le enormi saracinesche non si muovevano più. Nessuna forza umana poteva sollevarle. Queste difficoltà gravi non sono insormontabili per un soldato del genio che si è portato sulle spalle uno zaino pieno di gelatina esplosiva. In mezzo ad uno schioccare di pallottole che battevano sulle pietre della diga, delle mine furono accuratamente preparate. E pochi minuti dopo abbaglianti esplosioni aprivano la via all’irruenza delle acque. L’inondazione era vinta.

Era vinta, ma un allagamento così vasto avrebbe indugiato settimane a ritrarsi. Non si poteva aspettare. Il passaggio del fiume fu ri-