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394 | sull'isonzo e sul carso |
notte piovosa, continuò il frastuono del combattimento
attraverso l’Isonzo contestato.
La notte dell’11, la notte del 12, la notte del 13, videro un affaccendamento silenzioso sulla riva. Si finiva il recupero del materiale del ponte. Intanto cercavamo un rimedio alla inondazione, che ci paralizzava sopra sette od otto chilometri di fronte, impedendoci di sfruttare il passaggio effettuato sul corso più basso dell’Isonzo, a Pieris, e di portare l’attacco fra Sagrado e Monfalcone. È noto come gli austriaci avevano ottenuto lo straripamento delle acque sulla pianura. A Sagrado una grande diga munita di chiuse sbarra l’Isonzo e raccoglie le acque per immetterle nel capace canale industriale di Monfalcone. Gli austriaci avevano serrato le chiuse e sfondato con le mine un argine del canale. L’acqua fermata dallo sbarramento abbandonava il letto del fiume, imboccava il canale, e per le rotture dell’argine dilagava sui campi.
Due obici di mezzo calibro con tranquilla audacia furono portati di fronte alla diga, nei pressi di Sagrado, a trecento metri dalle trincee austriache, sotto al fuoco della fucileria, e tirarono a granata sullo sbarramento. La diga fu sfondata in due punti, l’acqua si precipitò per le brecce scrosciando. L’inondazione cominciò a diminuire, ma troppo lentamente. Due ufficiali superiori del Comando Supremo, qualche giorno dopo, si spinsero in ardita ri-